Provvedimento nazionale sulla fauna necessario, ma con tante lacune
Piero Peri
Le modifiche portate alla Legge quadro sulla caccia (L. n. 157/1994) hanno affrontato alcune problematiche riguardanti il controllo della fauna che la nostra Organizzazione da anni ha denunciato, tanto da proporre nell’ormai lontano 2019 una proposta di radicale riforma della Legge.
Come spesso avviene nel nostro bel Paese le condizioni sono le più diverse e le norme, vecchie e nuove, hanno impatti differenti: è anche questo il caso.
Grazie al continuo lavoro di proposte e iniziative politico-sindacali prodotte negli anni il quadro normativo e, nello specifico, l’attuazione dei diversi piani di controllo delle specie più impattanti nei confronti dell’agricoltura ha trovato un suo assetto, perfettamente aderente alle norme nazionali vigenti in passato e, ancor di più, a quelle recentemente approvate. Tanto da poter affermare che le disposizioni vigenti nella nostra regione costituiscono un “precursore” delle novità legislative introdotte di recente con l’avvenuta approvazione della Legge di bilancio.
Nei piani di controllo, con la nuova norma gli agricoltori devono frequentare un corso: anche solo per la cattura delle nutrie con gabbia
Quando si interviene in maniera parziale su norme complesse e datate si rischia di creare qualche danno. Nello specifico si evidenzia che la nuova norma prevede, al comma 3, che “le autorità deputate al coordinamento dei piani possono avvalersi dei proprietari o dei conduttori dei fondi nei quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licena per l’esercizio venatorio e previa frequenza dei corsi di formazione autorizzati dagli organi competenti”.
Nella nostra regione di conseguenza si pongono da subito problemi per l’attuazione dei piani di controllo su specie particolarmente invasive e dannose, quali nutria, corvidi, piccioni. I tanti agricoltori, volontari di associazioni locali, il personale dei consorzi di bonifica impegnati, ad esempio, all’uso delle gabbie per la cattura di queste specie dannose, oltre che in sovrannumero, non potrebbero più operare se non altro perché non hanno frequentato i corsi di formazione.
Cosa ancor più originale, se così vogliamo dire, che per attuare il controllo sulla nutria (sempre ad esempio) non è necessario utilizzare un fucile da caccia ma, come prevede il vigente piano di controllo, si possono utilizzare dispositivi ad aria compressa per i quali non sono richiesti porto d’armi e licenza per l’esercizio venatorio. La nuova norma nazionale ha determinato quindi nella nostra regione nuovi problemi che inevitabilmente rischiano di rallentare o, ancor peggio, bloccare alcuni necessari piani di controllo.
Dovremo al più presto chiarire alcuni passaggi, impegnarsi per trovare le praticabili soluzioni e far si che tutti gli enti e uffici competenti si attivino per organizzare i richiesti corsi di formazione per mettere da subito il maggior numero di persone possibili nelle condizioni di tornare a operare nell’interesse di tutti. Quest’ultimo provvedimento evidenzia ancor più come sia ormai urgente una riforma complessiva della Legge n. 157/92.